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La nuvola

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"Alla verde Trinacria isola..."

 

Odissea (XI, 143)

 

 

Una volta c'era, nel bel cielo azzurro del Mare in mezzo alla terra, una nuvola.

Una nube candida. Si librava libera e leggera nell'atmosfera. Assieme ad altre sorelle volava veloce nel vento, felice.

Era estate e la nuvola volava sulla distesa marina. Si sentiva viva e giovane, e ne gioiva. Sentiva fremere di piacere le proprie molecole di vapor acqueo. Il suo corpo gassoso era nato da poco. Esso era passato attraverso diverse trasformazioni.

Nella primavera precedente la neve del vulcano di una grande isola si era sciolta. L'acqua era scivolata lungo i lavici pendii e penetrata nel terreno. Scorrendo sottoterra era scaturita ai piedi del vulcano nella sorgente di un fiume. Dopo un non lungo percorso l'acqua del fiume era sfociata nel mare. Poi era evaporata col calore del sole, e salita nel cielo aveva formato delle belle nuvolette.

La piccola nuvola sorvolò mari e terre. Vide città, campagne e montagne. Osservava ogni cosa, curiosa e desiderosa di conoscere il mondo.

Un giorno passò sopra una grande città. Ma di essa non si vedeva quasi niente. Solamente le punte dei più elevati edifici emergevano da una densa e immensa nube. La città era coperta da una coltre di smog.

"Ma come possono le persone respirare e vivere dentro quella sudicia nuvolaccia?" disse disgustata.

"Ormai gli abitanti sono abituati a tante cattive cose." rispose una nuvola più anziana.

"Non gli piacerebbe respirare aria pura e vivere sotto un cielo limpido?"

"Dipende solo da loro."

La nubetta fu lieta d'esser linda e lieve. Si fece con piacere portare via dal vento.

 

Una volta volò su una verde distesa. Era una folta foresta, ricca di vita vegetale e animale. All'improvviso vide nel verde una grande radura, come una viva ferita nella foresta. E questa piaga continuava ad allargarsi. Alti alberi secolari seguitavano ad abbattersi al suolo. Varie specie di fauna scappavano spaventate.

"Che cosa sta succedendo qua?" chiese lei allarmata alla nuvola anziana.

"Stanno tagliando la foresta."

Scorse molte mostruose motoseghe, manovrate dagli uomini. In pochi secondi segavano alberi che avevano impiegato tanti anni per crescere.

"Ma non hanno alcuna pena per quei poveri vegetali e per quei miseri animali?" esclamò lei indignata.

"E per di più non si rendono conto del danno che fanno a se stessi." disse l'altra.

La giovane nuvola proseguì il proprio volo per non dover più assistere a quello scempio.

 

E venne l'autunno. Il gruppo di nuvole a un certo punto incontrò uno stormo di aironi, che volava verso il caldo del Sud. La nube guardò gli aggraziati migratori con ammirazione. D'un tratto uno di essi trasalì ed emise un verso di dolore. Sul suo petto candido comparve una macchia purpurea. Il volatile precipitò mentre salì il suono di uno sparo. Nello stormo ci fu lo scompiglio.

"Cos'è stato?!" esclamò la nube.

"Cacciatori." disse la nuvola anziana. "E temo che non sia già finita."

Infatti ci furono altre fucilate, e ulteriori uccelli caddero uccisi. Lo stormo fu sterminato. Non molti aironi riuscirono a fuggire.

Lei era sgomenta. "Perché? Che male facevano agli uomini quegli uccelli?"

"Parecchi di loro provano piacere a colpire e ammazzare gli animali. Lo fanno per spasso, per sport. Però agli aironi non possono sparare."

Lei rimase a fissare in basso i bracconieri raccogliere contenti i corpi sanguinolenti degli uccelli.

"Su, adesso andiamo." la esortò l'altra. "Continuiamo il nostro cammino."

 

E iniziò l'inverno. Le nuvole si trovarono su un territorio diviso in due da un tracciato di filo spinato.

"A che cosa serve quella brutta barriera?" chiese la nuvola alla sorella.

"Segna la frontiera fra due nazioni nemiche."

"Non sarebbe bello se sulla terra non ci fossero confini, come nel cielo?"

"Se gli esseri umani potessero, metterebbero barriere pure in cielo." commentò amara la nube anziana.

Da entrambe le parti comparvero in pochi istanti tanti uomini in armi.

"Qual è l'intenzione di quelle persone?"

"Ho paura che stiano per compiere la cosa peggiore che possano fare gli esseri umani."

Scoppiò una terribile battaglia. I due eserciti si scontrarono con violenza e si combatterono con odio. Ciò che vide fece inorridire la nuvola.

"Gli uomini provano piacere a uccidersi e ferirsi fra di loro?! Lo fanno per divertimento, come con gli animali?!" domandò sconvolta.

"La guerra è un'orrenda cosa complessa." sospirò la sorella. "Esiste da quando esiste l'uomo."

"E sarà così per sempre?"

"Si spera di no. Forse l'uomo progredirà, e comprenderà che ci sono maniere migliori per risolvere i propri problemi. Se non s'estingue prima."

La nuvola provò una profonda pietà per l'intera umanità. Sentì il desiderio di far qualcosa per aiutarla.

 

Era ancora primavera. La nuvola aveva sorvolato oceani e continenti. Aveva visto molto del mondo, e aveva appreso assai cose. Non era più una nube piccola e leggera, ma grande e greve. D'improvviso provò una viva gioia. Aveva riconosciuto la regione sotto di sé. Aveva compiuto il giro della Terra, ed era ritornata nell'isola dov'era nata. Emozionata ammirò il bel paesaggio mediterraneo. Il gruppo nuvoloso s'inoltrò nell'interno dell'isola.

"È da parecchio che qui non piove." osservò la sorella. "La terra è secca."

"La campagna è assetata." assentì lei.

Le due scure nuvole s'arrestarono.

"Sorelle, per favore, fermatevi e ascoltatemi!" esclamò lei alle altre nubi.

Tutto il gruppo si fermò.

"Sentite, mie care sorelle." disse la nuvola. "Qua c'è la siccità. Il terreno è arido, le piante sono sul punto di seccare, gli animali soffrono la sete, e gli uomini corrono il pericolo di perdere i propri raccolti. Ma noi possiamo porre termine a questa calamità."

Il gruppo di nembi non si mostrò molto bendisposto verso questa proposta.

"Io preferisco andare avanti."

"Io voglio continuare a volare."

"Io desidero seguitare a vivere."

"Siamo tutte rigonfie d'acqua." riprese lei. "E non possiamo trattenerla ancora a lungo. Perciò tra non molto saremo costrette a liberarcene. Se proseguiamo, rischiamo di doverla riversare in mare, oppure dove non serve. Non è meglio spargere la nostra pregiata acqua qui, che ce n'è molto bisogno, piuttosto che sprecarla?"

"E perché invece non cercare di vivere il più a lungo possibile?" replicò la più restia del gruppo. "Se pioviamo ci consumiamo e non esistiamo più. La morte non m'impaura, ma neppure m'attira."

"La vita è cosa preziosa." precisò la nuvola. "Io credo che non si nasca per caso, e non si viva invano. La morte è una fine, ma anche un inizio. La morte non è una consumazione, ma una trasformazione."

"Tu sì che la vita l'hai capita." esclamò la nuvola anziana ammirata.

"Ci sono valori che vanno oltre la morte." continuò lei. "Vale la pena concludere la nostra vita un poco prima, perché la nostra morte arrecherà la vita a tanti altri esseri viventi. Donandoci come pioggia noi nuvole ci dissolveremo, tuttavia seguiteremo a esistere nella terra, nelle piante, negli animali, negli uomini."

Stettero tutte le nubi lunghi momenti a meditare. Quindi si disposero in modo da ricoprire la più ampia area possibile. Erano parecchie e piene di pioggia.

Serene presero a piovere.

 

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